
Spiriti elettrici: suggestioni tecnologiche da Permutation City di Greg Egan
di Diego Tonini
Non ammalarsi, non invecchiare, vivere per sempre. In una parola: diventare immortali. L’umanità ha sempre cercato il modo di realizzare questo sogno, ricorrendo alla religione oppure immaginando tecnologie che potessero salvare il corpo dalla morte.
Nel suo romanzo del 1994, Permutation City, Greg Egan affronta il problema in modo diverso: non è il corpo a essere preservato, ma la mente o, meglio, una sua copia digitale. Nel futuro immaginato dall’autore infatti è possibile fare una scansione del proprio cervello e caricarla in una simulazione. Queste menti simulate, Copie, come si chiamano nel libro, vivono in una realtà virtuale dove il loro corpo e l’ambiente vengono ricostruiti, come in un raffinato videogioco.
La Copia quindi diventa la versione immortale dell’essere umano, non può ammalarsi né venire uccisa, esiste fintantoché trova spazio e potenza di calcolo disponibile nel cloud e, nel caso non ce ne sia a sufficienza, può essere “messa in pausa” e poi fatta ripartire, senza che ci siano conseguenze. Può anche interagire con le persone reali anche se, a causa dell’enorme quantità di dati necessari per le simulazioni, le Copie vivono in un mondo rallentato e gli umani che vogliono parlare con loro devono farsi rallentare a loro volta.
Le Copie, in Permutation City, sono individui a tutti gli effetti e possono gestire aziende, prendere decisioni, amministrare ricchezze. E lo possono fare per sempre, anche se alla fine, come dice l’autore, sono un “trucco,” simulazioni che non partono, come un cervello vero, da leggi fisiche fondamentali, cioè quelle che regolano l’esistenza di atomi che poi si organizzano in molecole, cellule, e così via, ma da regole che descrivono il comportamento del cervello senza porsi domande sui meccanismi che ci sono alla base.
Questo però non impedisce alle Copie di esistere e ragionare.
– Un nuovo stadio dell’evoluzione?
Trasformarsi in una propria versione virtuale è, secondo alcuni, il modo per superare i nostri limiti e fare un salto in avanti nell’evoluzione. Il caricamento del cervello su un computer (in inglese mind uploading) non sarà quindi solamente fattibile nel futuro, ma anche desiderabile.
Ma che vantaggi ci sono nel diventare esseri virtuali?
Per prima cosa la (quasi) immortalità: un cervello virtuale è immune alle malattie, non invecchia e non è soggetto agli incidenti che possono capitare a una persona in carne e ossa. Esiste sempre la possibilità che venga attaccato da un virus informatico o che l’hardware su cui gira si rompa, ma possono essere create delle copie di backup per ripristinarlo. Ovviamente, non è immune a una catastrofe planetaria.
Annullamento delle distanze: sarebbe possibile viaggiare “per posta elettronica” inviando i file sulla rete e caricandoli in corpi robotici o scenari virtuali.
Moltiplicazione: una volta creato, il cervello virtuale potrebbe essere copiato infinite volte.
Modifica: con un cervello virtuale sarebbe possibile eliminare alcuni ricordi sgradevoli, renderne altri più vividi, oppure cambiare tratti della nostra personalità che non ci piacciono.
Potenziamento: il cervello umano contiene 86 miliardi di neuroni4 e trilioni di connessioni fra loro. Cosa succederebbe se, una volta caricato, si potesse potenziare il cervello virtuale aumentando il numero di neuroni e di connessioni?
– Emulazione del cervello
Se nel romanzo l’unico ostacolo che impedisce di diventare immortali è avere abbastanza soldi per farsi scansionare il cervello e poi pagare lo spazio nel cloud dove la Copia viene eseguita, qual è la situazione nella realtà? È possibile caricare la propria mente sulla rete?
La risposta ovviamente è “no,” almeno per ora.
C’è però tutta una serie di iniziative con filosofie e tecnologie diverse che vanno in questa direzione, dalla creazione di copie virtuali semplificate della personalità, fino alla vera e propria emulazione totale del cervello (in inglese, whole brain emulation) che vuole ricreare in tutto e per tutto il cervello di una persona.
Fanno parte del primo tipo le piattaforme on line come Eterni.me e Replika che mirano a utilizzare i dati e i nostri profili social per darli in pasto ad algoritmi di intelligenza artificiale. Lo scopo è ottenere un alter ego virtuale semplificato, capace di interagire con un essere umano in modo molto simile al suo proprietario in carne e ossa.
L’obiettivo della whole brain emulation è più complesso: realizzare una simulazione così accurata del cervello, a partire dal livello cellulare, che possa dare origine alla simulazione della mente. Se la simulazione fosse abbastanza dettagliata diventerebbe una replica esatta della mente e quindi di noi stessi.
La simulazione a livello cellulare del cervello umano è lo scopo di grandi progetti finanziati pubblicamente, come Human Brain Project in Europa, BRAIN Initiative negli Stati Uniti, China Brain Project in Cina e Blue Brain al Politecnico Federale di Losanna. Più in piccolo esistono progetti come Openworm che vogliono simulare completamente organismi più semplici, in questo caso il verme C. Elegans che possiede solo 302 neuroni.
Tuttavia, anche se la ricerca è ampiamente finanziata, non ci si è ancora avvicinati all’obiettivo finale e si pensa che la tecnologia per un trasferimento della mente non sarà disponibile nei prossimi 10 anni.
– Difficoltà tecniche
Quali sono i problemi tecnici da superare per trasferire completamente la mente umana in un computer? Il processo di whole brain emulation si suddivide in tre parti: scansione; traduzione; simulazione La scansione richiede che le cellule del cervello e le loro connessioni vengano registrate ad altissima risoluzione, idealmente senza danneggiarlo. Le tecnologie che attualmente lo permettono sono distruttive, cioè richiedono di tagliare il cervello in fette sottili e analizzarle con tecniche di microscopia.
Una scansione del genere, oltre a richiedere tempi troppo lunghi per essere fattibile, può essere fatta solo dopo la morte dell’individuo. Si pensa che tra un decennio saranno disponibili dei nanorobot capaci di entrare nel cervello e scansionarlo senza danni. La scansione produce una quantità enorme di informazioni che devono essere tradotte in modo da poter essere simulate. Queste due azioni richiedono potenze di calcolo enormi, maggiori di quelle dei super-computer attuali, e di conseguenza costosissime.
– Problemi aperti
Supponendo che un giorno la tecnologia renda possibile il trasferimento della mente, a quel punto sorgerebbero molti problemi di tipo filosofico, etico, legale e sociale.
– Problemi filosofici – Immaginiamo di aver creato una copia di noi stessi: quella copia sarebbe cosciente? Come dobbiamo trattarla, come una persona, un essere artificiale, un software qualsiasi? Assumendo che fosse cosciente, cosa vorrebbe dire dal punto di vista teologico, avrebbe un’anima? Avrebbe ancora senso parlare di Dio? Sempre considerandola cosciente, io e la copia saremmo la stessa persona?
Nel caso la creassi in punto di morte, erediterebbe i miei ricordi e le mie esperienze? E se fossi in grado di modificare la mia simulazione, sarei sempre io? E se esistessero contemporaneamente l’essere umano in carne e ossa e la copia, quale sarebbe quello più vero? E se ci fossero più copie di me stesso allo stesso tempo?
– Problemi etici – Una copia dovrebbe avere gli stessi diritti di un essere umano in carne e ossa? Sarebbe accettabile cancellare una copia? E uccidere l’essere umano da cui origina sapendo che la copia sopravvivrebbe? E incolpare una copia di ciò che ha commesso il suo originale?
– Problemi legali – Quale sarebbe lo stato legale di una copia? Potrebbe possedere beni o ereditare le ricchezze del suo originale in carne e ossa una volta morto?
Avrebbe diritto di voto? Se ci sono più copie contemporanee, quante possono votare? E se una copia, o l’originale, commette un crimine, chi viene perseguito?
– Problemi sociali – L’avvento di una tecnologia come quella del mind uploading porta necessariamente a profonde conseguenze sociali. Per prima cosa lo stesso concetto di sopravvivenza della razza umana sarebbe da rivedere: le copie virtuali possono sopravvivere a epidemie, guerre e carestie, una volta che l’hardware su cui girano sia al sicuro. Possono anche colonizzare facilmente altri mondi: è sufficiente lanciare nello spazio un’astronave con al suo interno un super-computer abbastanza potente e dotato di una fonte di energia adeguata. I problemi ecologici e la crisi energetica avrebbero un significato diverso; i bisogni fondamentali delle persone cambierebbero.
Cambierebbe anche il mercato del lavoro: perché pagare decine di migliaia di euro una persona in carne e ossa quando lo stesso compito può essere svolto da una mente virtuale che vive in un computer? Si aprirebbero anche contrasti sociali fra chi ha l’accesso alla tecnologia e chi non ce l’ha; cambierebbero i rapporti di potere: chi controlla l’hardware controlla la vita delle persone; e i modi di combattere le guerre.
– Conclusione – Il trasferimento della mente in un mondo virtuale può rappresentare il nuovo stadio dell’evoluzione umana ma, se non accompagnato da una profonda riflessione sulla nostra natura come individui e come specie, potrebbe essere solo il trasferimento dei contrasti e delle ingiustizie attuali su un piano diverso.