L’abbraccio

Thomas Gainsborough dipinge “Le figlie dell’artista con un gatto” (1760-61)

di Annarosa Maria Tonin

Bath, 1760. Mary e Margaret sembrano felici. Da giorni rincorrono farfalle lungo le rive dell’Avon, insieme a un gatto, che continua a preferire Margaret, “il Capitano”, la piccola di casa. Sembra soddisfatto, ma ancora non so se lo ritrarrò insieme alle mie figlie. Da quasi un anno Thomas Gainsborough (1727-1788) si è trasferito a Bath insieme alla famiglia. Dopo aver vissuto a Londra e Ipswich, il pittore è alla ricerca di una nuova committenza urbana ricca, non necessariamente aristocratica, assidua frequentatrice della città termale. Formatosi in un contesto in cui la religione rifiuta la pittura religiosa, Gainsborough comprende che in Inghilterra il ritratto può raggiungere vette di popolarità singolari, rispetto ad altri paesi europei, e che le esigenze del pubblico vanno assecondate. Non è un caso che sia il primo pittore a organizzare, nel 1774, una mostra personale. I suoi ritratti a grandezza naturale sono molto richiesti e raggiunge una grandissima fama, coniugando l’abilità ritrattistica alla passione per i paesaggi naturalistici.

Figlio di un produttore di beni in lana, è un talento precocissimo. Educato a Londra al gusto rococò, già a 13 anni entra nella bottega dell’incisore Gravelot, allievo di Boucher; in seguito, studia sia i paesaggisti olandesi, in particolare Jacob van Ruisdael, sia la ritrattistica di van Dyck, appresa così bene da dipingere un autentico capolavoro come Ragazzo in blu, dove l’abito celeste-malachite rende il soggetto molto luminoso.

È evidente la predilezione di Gainsborough per i colori tenui e freddi, adatti al suo modo di dipingere: sperimentare, improvvisare, eseguire velocemente attingendo dal vero. Egli combina tecniche diverse, mescolando, ad esempio, gesso e oli, o unendo il colore chiaro e scintillante del rococò francese a quello profondo, proprio della pittura a olio olandese. Le sue pennellate brevi e poste in diagonale gli offrono soluzioni infinite, che decretano il suo grande successo di pubblico. Convinto assertore dell’etica protestante, ritiene che l’operosa campagna inglese sia espressione della Grazia che si conquista attraverso il duro lavoro. Anche per questa ragione si trasferisce a Bath nel 1759 per restarvi fino al 1774, anno in cui ritorna a Londra, dove sarà uno dei fondatori della Royal Academy.

Gli anni di Bath rappresentano il periodo più fecondo e felice della sua vita non solo professionale. Legato alle figlie da grande affetto, ritrae Mary e Margaret in varie occasioni, dando un innovativo e preromantico carattere di “non finito” ad alcune sue opere, tra cui Le figlie dell’artista con un gatto.

Dal 1923 custodito alla National Gallery di Londra, il dipinto è un non finito, per esempio, nella figura del gatto. Non sappiamo se Gainsborough avesse intenzione di rifinirla o eliminarla dalla composizione, anche se il contorno del braccio di Margaret può indurre a pensare alla seconda ipotesi.

Si tratta di uno dei sei doppi ritratti conosciuti delle figlie dell’artista, nate dal suo matrimonio con Margaret Burr, figlia illegittima del duca di Beaufort. Molto differente dai ritratti dipinti su commissione sia nella posa che negli intenti, presenta le due bambine in un atteggiamento informale e naturale. Solo le meravigliose teste sono finite, mentre il resto della composizione è accennato a rapidi tratti su un fondo di preparazione color ocra.

Le due figure tendono a racchiudersi in un ovale segnato dall’abbraccio della sorella maggiore, Mary, il cui movimento è ripreso in basso dalle braccia della minore e più ancora dal gatto e dalla manica, mentre anche il chiarore del cielo sullo sfondo riflette il medesimo percorso e sembra alludere simbolicamente all’affetto di un padre. Se attraversiamo la vita di Mary e Margaret dopo gli anni di Bath, Le figlie dell’artista con un gatto sembra quasi una premonizione. Sebbene la giovinezza delle due sorelle trascorra nella comune passione per la pittura e la musica (Mary viene educata al disegno, mentre Margaret suona il clavicembalo), l’abbraccio di Mary può indurre a pensare che sarà lei, la sorella maggiore, a sostenere nella vita adulta la piccola Margaret. In realtà, la malattia mentale colpisce Mary fin dagli anni giovanili, per sfociare in tutta la sua gravità dopo il matrimonio con un noto oboista e compositore, uomo talmente violento da costringerla a tornare, dopo sei anni, nella casa paterna di Londra, dove vive Margaret.

In seguito alla morte di Thomas Gainsborough, “il Capitano” diventa esecutore testamentario e sostiene la sorella con un vitalizio fino al 1820, quando il destino di Mary, come in un romanzo delle sorelle Brontë, la accompagna, sola, per altri sei anni, tra le mura di un manicomio. Un destino che Thomas Gainsborough ha prefigurato, come in un sermone protestante, nel rovo su cui si è posata la farfalla che Mary e Margaret rincorrono nel più celebre ritratto che le immortala.

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